
Intervista a Luca Quaglia, autore del romanzo
Il figlio, il papà e il nonno
Luglio 2025
Quarta di copertina
Tre generazioni tutte al maschile si alternano in una narrazione a capitoli alterni: la prospettiva cambia, cambiano le percezioni, i sentimenti, e nascono domande senza risposta.

C’è lo sguardo sulle cose genuino e spensierato di Mattia, quello stressato e un po’ ansioso di Papà Alberto e, infine, quello stralunato ma pieno di esperienza di Nonno Ignazio in un intreccio di avvenimenti, equivoci divertenti e riflessioni personali.
Un libro che fa sorridere, riflettere e commuovere. E che, in fondo, permette di riconoscere un pezzo di noi in ciascuno dei tre personaggi.
Luca Quaglia, classe 1983, è sposato e ha due figli. È un amante degli sport e ama praticarli, ma adora anche la musica, gli piace disegnare, fotografare e montare video. La sua creatività lo ha fatto avvicinare alla scrittura e ha esordito pubblicando nel 2022 l’opera dal titolo “Versami un po’ di te”.
INTERVISTA A LUCA QUAGLIA
Com’è nata l’idea di questo romanzo. C’è stato un momento preciso che ha fatto scattare la scintilla?
E come ha organizzato la stesura dell’opera?
L’idea è nata da un bisogno di fermare il tempo e raccontare quella complessa e affascinante dinamica che si crea tra generazioni. C’è un bellissimo detto Buddista, uno dei miei preferiti, che recita:
“Quando cambi il modo di guardare le cose, le cose che guardi cambiano”.
E sono state proprio una serie di scene vissute, dialoghi ascoltati, emozioni provate che hanno fatto emergere il desiderio di raccontare una storia familiare fatta di frammenti quotidiani, incomprensioni, amore e ironia.
La scrittura è stata strutturata in modo ciclico e alternato: ogni capitolo dà voce a uno dei tre protagonisti in prima persona, così da costruire un mosaico di pensieri, ricordi e sensazioni per far si che il lettore si possa identificare in ognuno di loro.
Ci dice qualcosa della trama?
Il romanzo segue un arco temporale molto breve – sono squarci di giornate tipo – ma dentro quel tempo ordinario si incastrano micro-universi emotivi che raccontano la vita di Mattia (il figlio), Alberto (il papà) e Ignazio (il nonno). Tre generazioni alle prese con la vita quotidiana, i piccoli attriti, i silenzi e le eredità emotive che ci si trasmette anche senza volerlo. È una storia che mostra il presente e il passato fondersi nei gesti più semplici, rivelando quanto sia profondo l’intreccio tra ciò che siamo stati e ciò che siamo.
Il romanzo intreccia tre generazioni maschili: cosa ci può rivelare dei tre protagonisti?
Mattia è lo sguardo curioso, ingenuo ma anche sorprendentemente acuto dell’infanzia. Alberto è il padre nel pieno della sua lotta tra la voglia di fare bene e il peso delle aspettative e dello stress quotidiano. Ignazio è la memoria, la saggezza ma anche la malinconia della terza età. Insieme, formano un trittico che rappresenta le tre fasi della vita e le loro reciproche influenze.
Ci sono elementi autobiografici nelle loro personalità o nella storia?
Sì, ci sono sicuramente elementi autobiografici, anche se romanzati. Alcuni tratti, dialoghi e situazioni derivano da esperienze personali, da osservazioni quotidiane o da ciò che ho vissuto in prima persona sia come padre che come figlio. Detto questo, non è un’autobiografia, ma una narrazione autentica nella quale ognuno di noi, per un motivo o per l’altro, ci si può riconoscere o immedesimare.
Che ruolo e che significato ha, invece, la figura della mamma di Mattia?
La madre è una presenza costante e silenziosa. Non è una voce narrante ma è il fulcro emotivo di molte scene. È colei che accoglie, sostiene e osserva. Non invade lo spazio degli altri personaggi, ma lo nutre. È la dolcezza, la pazienza e il legame che tiene insieme la famiglia, pur rimanendo ai margini del racconto diretto.
Il romanzo alterna registri emotivi molto diversi: leggerezza, malinconia, ironia. In che modo è riuscito a bilanciare questi elementi nella scrittura? E come mai la scelta di un punto di vista così poliprospettico?
Credo che la vita sia fatta proprio di questi contrasti emotivi: momenti di tenerezza seguiti da attimi di esasperazione, riflessioni profonde che lasciano spazio a battute disarmanti. Il registro emotivo è stato bilanciato in modo spontaneo, cercando di restare fedele alla voce dei personaggi. Il punto di vista multiplo nasce dalla volontà di offrire uno sguardo completo e di mostrare come la stessa realtà venga vissuta e interpretata in modo diverso da ognuno di noi.
La famiglia, soprattutto quella vista nelle sue dinamiche quotidiane, è al centro del romanzo. Qual è il messaggio che vuol veicolare con la sua opera?
Che ogni famiglia è un ecosistema fragile, pieno di contraddizioni e al contempo potentissimo. Che non esiste un modo “giusto” di essere genitori o figli, ma esiste la possibilità continua di imparare a capirsi. Che arrabbiarsi e litigare per cose futili è solo una perdita di tempo. Che i problemi della vita sono altri, quelli per cui non c’è una soluzione. Che il tempo condiviso, anche nei momenti ordinari, può essere la forma più alta d’ amore e, come direbbe Mattia, qualunque cosa accada “Non smettete mai di sorridere”. Perché ridere è una cosa seria!
Scrivere è una forma di creatività, ma lei è attivo anche nella musica, nel disegno, nella fotografia e nel video. Come si influenzano tra loro queste passioni?
Si contaminano continuamente. Ogni forma espressiva mi aiuta a guardare la realtà da un’altra angolazione. La fotografia mi ha insegnato l’attenzione al dettaglio, il disegno la pazienza, la musica l’armonia delle emozioni e i montaggi video l’importanza delle tempistiche. Per me la scrittura è l’unione di queste arti e le loro peculiarità.
Dopo l’esordio nel 2022 con Versami un po’ di te, com’è cambiato il suo approccio alla scrittura con questo secondo lavoro?
Il primo libro è stato un esperimento emotivo, molto istintivo. In questo secondo lavoro ho cercato maggiore consapevolezza nella costruzione narrativa. Ho riflettuto di più sulla struttura, sul ritmo, sulla coerenza delle voci. Ma ho mantenuto intatto l’aspetto emozionale, che per me resta fondamentale.
Quali sono i suoi progetti futuri?
Continuare a scrivere, sicuramente. Ho già iniziato un nuovo romanzo che, questa volta, parlerà di un argomento di attualità legato al mondo femminile. Il titolo sarà “Matilde” ma, per ora, non posso svelarvi altro.
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